Tanto per cominciare, esaminiamo il titolo: I tre moschettieri. Tutti ci siamo sempre chiesti perché quel "tre", dato che i protagonisti sono quattro. Semplicemente perché, all'inizio della storia, sono moschettieri solo Porthos, Aramis e Athos.
E perché d'Artagnan non è un moschettiere? Potremmo dire che il suo esordio come guardia serve a costruire la narrazione come un percorso di formazione.
Ma se ci atteniamo alla storia, i fatti sono altri. Non diventa subito moschettiere perché è così fesso da farsi rubare la lettera di presentazione per il signore di Tréville. E perché se la fa rubare? Perché da attaccabrighe qual è, a venti pagine dall'inizio del romanzo si è già beccato una bastonata che l'ha messo k.o.
Ora, per quanto sia difficile definire in tutta la sua pienezza la figura del "cialtrone", si possono enumerare una serie di caratteristiche che gli sono inequivocabilmente proprie, e tra queste ci mettiamo di diritto l'ostinata capacità di mettersi nei guai al solo scopo di vantarsi.
Nella stessa serie possiamo anche inserire la galanteria con l'altro sesso, a cui d'Artagnan è spinto, a conti fatti, dal generico desiderio di essere considerato un gran figo dal resto del mondo, suo vero obiettivo in tutto il romanzo.
E per raggiungere il suo obiettivo il nostro eroe non guarda proprio in faccia nessuno, come si evince dall'enumerazione delle sue vittime:
- I moschettieri: da vera serva qual'è nell'intimo, d'Artagnan si fa raccontare i fattucci privati dei tre moschettieri, concedendosi una riflessione sull'uso migliore che ne può fare per i suoi piani ("Nei suoi progetti di futuri intrighi d'Artagnan, deciso com'era a fare dei suoi tre compagni gli strumenti della sua fortuna, non era dispiaciuto di riunire in anticipo nella sua mano i fili invisibili con cui contava di farli muovere")
- Per assicurarsi la fedeltà del suo lacché non trova di meglio che riempirlo di legnate
- Il povero conte di Wardes: il poveraccio viene malmenato da un D.A in fuga che, non contento di averlo ferito, lo denuncia alla prima autorità facendo ricadere su di lui i propri misfatti. Siccome il gioco gli piace, si spaccia per lui con la torbida Milady.
- Milady, appunto: con lei prima finge di essere un altro, poi con un bel ribaltone le promette di uccidere Wardes pur di portarsela a letto. Ma naturalmente, decide di dirle la verità. Indovinate quando? Guarda un po', proprio il mattino dopo, che ottimo tempismo. E mica perché si fa degli scrupoli morali, noooo. Solo perché è un po' infastidito dal fatto che a lei lo consideri un cretino (donna sagace).
- Ketty, la cameriera di Milady. Qui solo la citazione ci può salvare: "-Voi non mi amate!- esclamò Ketty(...) A questo rimprovero esiste una risposta sulla quale le donne si ingannano sempre; d'Artagnan rispose in modo che Ketty rimanesse del tutto in errore". Dobbiamo dire altro?
- Infine, Constance Bonacieux. Una povera cretina a cui si può rimproverare solo l'ingenuità e l'ostinazione a star dietro il cialtrone. La poveretta viene rapita ripetutamente, maltrattata, e tranquillamente dimenticata da D.A. Oh certo, lui la ama tanto e vorrebbe salvarla, ma visto che non la trova (e non è che si sia sbattuto più di tanto per farlo), si butta su Milady.
E ci viene pure a raccontare che lo fa per lei...capolavoro del cialtronismo!
Potremmo andare avanti per ore e ore, citando gli episodi da cui emerge la pochezza di quest'uomo, ma sarebbe troppo deprimente.
Care fanciulle, se volete consolarvi, non cercate lontano. Il bravo Dumas ci serve una figura di Uomo come si deve, il favoloso Athos.
Perché Dumas lo sa che a voi piacciono i tipini ombrosi e inquieti dal passato tormentato. Eccotelo lì, dramma e passione.
Athos mica uccide per calcolo, Athos colpisce accecato dall'amore tradito!
Guardiamo poi come si comporta con gli altri: un esempio di virtù e dignità. Ascolta i problemi altrui ma si fa i fatti suoi, quando si tratta di tirarsi fuori dai guai è l'unico che escogita soluzioni plausibili, quando c'è da parlare con le autorità lo mandano sempre avanti perché ci sa fare, se ha due soldi in tasca li da agli amici.
E soprattutto è l'unico di tutta la storia a non gravare economicamente sulla sua donna (se si eccettua l'anello di Milady che però era della sua mamma).
Dumas continua a ripeterci che a quei tempi si usava così, ma questi tizi passano il tempo a escogitare modi per farsi mantenere da una donna a caso!!!
Morale della favola: se proprio dovete dar via i vostri gioielli, badate almeno che a raccorglieli ci sia un Athos e non un d'Artagnan