2.8.05

L'angolo della Sociology

Dal momento che i cuori disperati sono evaporati col caldo, Adele ritiene sia il momento giusto per darsi/darvi delle arie inaugurando uno spazio dedicato all'osservazione degli usi, e soprattutto dei costumi, della varia umanità urbana che la circonda.

Premessa: la sociology non consiste nell'emettere giudizi ma nel registare fenomeni e correggerli quando devianti dal buon senso e dal buon gusto. Adele non si pone al di sopra dei comuni mortali. Lo è e basta :-)

Punto primo: no scarpa no party.
Passi per il sandalo, se portato con disinvoltura. Ben venga la tela, se di buona fattura. L'infradito maschile...NO, NO, NO!
Ammesso solo nelle vicinanze di una spiaggia è quanto di più avvilente si possa immaginare in città. Specie se di plastica. Specie se colorato.

Gli stilisti ed esperti di moda di solito dicono: da portare con ironia. Ora, come si fa a indossare una scarpa, piuttosto che un qualsiasi capo di abbigliamento, con ironia? Ci si fa una battuta guardandosi allo specchio? Si ammicca con aria sorniona mentre la si infila?

C'è una precisa ragione per cui gli uomini devono sottostare al caldo senza cedere alla ciabatta: questo è il momento dell'anno in cui le donne possono finalmente osservarli pensando: "dev'essere una vera tortura". Non che la maggioranza degli uomini si ponga lo stesso interrogativo quando le vedono sfrecciare su improbabili tacchi, senza calze, a meno 20 gradi. Però è dannatamente bello questo senso di giustizia divina, perché privarsene?

Inutile dire che lo stesso discorso vale per la camicia maschile a maniche corte. Se non ti chiami Dilbert e non lavori in un cubicolo, non hai nessuna buona ragione per esporti al pubblico ludibrio. Unica eccezione il lino, specie se bianco, specie se accompagnato da un Panama, che fa tanto Novecento (ma questa è una considerazione del tutto personale).

E per non farne una questione di snobismo, sdoganiamo pure la t-shirt che non ha niente da rimproverarsi. Ecco, magari si potrebbero evitare quelle inneggianti al narco traffico (viste). Così, tanto per andare sul sicuro.


Punto secondo: se sei giapponese stammi alla larga
Turista giapponese che fotografi la Madunina, hai tutta la nostra comprensione. Ti sei sobbarcato un viaggio interminabile per limitarti ad assaggiare le bellezze della penisola. Appena vedi qualcosa che ti interessa, devi lasciarlo perdere per la prossima tappa. Ti capiamo. Siamo solidali.

Però, per favore, TIENI QUELLA MALEDETTA MACCHINA LONTANA DA NOI. Stai fotografando il Duomo? Ottimo. Escludi qualsiasi umano non consenziente dall'inquadratura, se non è troppo disturbo. Evita di chiedereci cortesemente di posare per te. Non ci teniamo ad essere spacciate come la tua fidanzata italiana e/o un simpatico gigolò incontrato sul posto.

Si da il caso che anche noi viaggiamo. E nessuno di noi vuole rischiare di essere additato per le strade di Tokyo dai tuoi amici e parenti. Soprattutto se è stato ripreso il 30 luglio con un caldo talmente infernale da farlo assomigliare alla fontana di Trevi.


Punto terzo: la donna radar
Qualsiasi donna degna di questo nome pratica inconsapevolmente una variante quotidiana della sociology. Meno approfondita, consiste nel valutare con un solo colpo d'occhio la mise di tutte le femmine nell'arco di un km.

Non c'è niente di male, è un' attività che del tutto naturale che permette ad es di capire che no, non c'è donna per quanto gamba flessuosa dotata, a cui la calzatura con laccetti da schiava (che è tanto carina) non faccia l'effetto insaccato.
Ed ecco risparmiati 100 euri di frustrazioni!

Poi c'è la donna radar. Lei non guarda, scansiona ogni centimentro quadrato in un costante esercizio critico che ha forse l'unico scopo di farla sentire migliore ma che mette tremendamente a disagio la vittima. A disagio se questa è una persona equilibrata, perché se poco poco è carente in autostima il trattamento donna radar può far emergere traumi e che risalgono all'infanzia quando una zia bastarda disse: non uscirai mica così, veroooo? proprio il giorno in cui si sfoggiava per la prima volta un favoloso vestitino a fiorelloni rossi su delizioso sfondo blu acquistato dalla genitrice dopo mille preghiere.

C'è solo un modo per sconfiggere una donna radar: fissare il proprio sguardo sulla sua faccia con la forza di una sparapunti e la tenacia di un millechiodi. Lei probabilmente non se ne accorgerà, impegnata ad esaminare la sfumatura delle suole delle vostre scarpe.
Ma se non altro avrete la possibilità di notare l'enorme, fiorito brufolo che svetta sul suo naso da strega.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

e in tutto cio' la donna radar riesce anche ad abbinare il cartellino del prezzo ad ognuno dei capi che indossate...il tutto guardandovi con un malcelato sentimento di fastidio e ripugnanza (poverina, guarda come si è conciata... !).

Anonimo ha detto...

Vi adoro :D
E sono assolutamente contraria all'infradito maschile... soprattutto in plastica con le bandierine delle nazioni, bleah!

Anonimo ha detto...

Cara Adele.
Più invecchio e più mi convinco che ogni volta che conosco una donna, ella mi classifica immediatamente in una di queste tre categorie: amico, amante, padre. Nel primo caso, quello che lei vuole da me è solo essere suo confidente, ovvero dimostrare di saper ascoltare per potermi annoiare con le storie dei suoi ex fidanzati, di cui è invariabilmente e perennemente innamorata. Visto che quello che generalmente io voglio avere, invece, è una cospicua e soddisfacente dose di sesso, cado nel tranello, mi mostro (falsamente) attento alle sue fandonie, e rimango impelagato in una situazione di confidenze assolutamente inconcludente sul piano sessuale.
Il secondo caso non mi è mai capitato, e questo è preoccupante. Ogni volta che la situazione è sembrata propizia, la realtà dei fatti non ha mai corrisposto con le intenzioni palesate all’incontro. Dopo aver consumato una o due volte, infatti, la meschina si è sempre rivelata del terzo tipo, con l’a colpa aggravante dell’inganno.
Il terzo tipo, o del padre, è quello più preoccupante. E’ capitato, ebbene sì, che la donna in questione mi immaginasse come eterno amore e padre dei suoi figli, nonostante da me nessun messaggio fosse mai stato irradiato in tal senso. Ovviamente anche in questi casi il desiderio, o la necessità, da parte mia era una mera sebben reciproca soddisfazione sessuale, che però sembra dover essere subordinata all’accettare una vita insieme, in cambio. Talvolta è capitato anche di volere, da parte mia, un rapporto di amicizia e confidenza, anche senza implicazioni sessuali… impossibile. O tutto o niente, sembra essere il motto delle sventurate; per cui qualunque decisione io prenda, sarà sempre quella sbagliata.
Ora, mia cara Adele, sono a chiederti: dove sbaglio? Quali messaggi ambigui lancio per venire costantemente frainteso? Come posso raggiungere una sintonia con l’altro sesso, in modo da desiderare esattamente lo stesso tipo di rapporto?

Sempre tuo
Frainteso69