16.6.06

L'angolo della cultura cialtrona- I tre moschettieri

A grande richiesta ripubblico uno dei post più popolari di Adele, quello dedicato all'analisi del celebre romanzo di Dumas:

Tanto per cominciare, esaminiamo il titolo: I tre moschettieri. Tutti ci siamo sempre chiesti perché quel "tre", dato che i protagonisti sono quattro. Semplicemente perché, all'inizio della storia, sono moschettieri solo Porthos, Aramis e Athos.
E perché d'Artagnan non è un moschettiere? Potremmo dire che il suo esordio come guardia serve a costruire la narrazione come un percorso di formazione.
Ma se ci atteniamo alla storia, i fatti sono altri. Non diventa subito moschettiere perché è così fesso da farsi rubare la lettera di presentazione per il signore di Tréville. E perché se la fa rubare? Perché da attaccabrighe qual è, a venti pagine dall'inizio del romanzo si è già beccato una bastonata che l'ha messo k.o.

Ora, per quanto sia difficile definire in tutta la sua pienezza la figura del "cialtrone", si possono enumerare una serie di caratteristiche che gli sono inequivocabilmente proprie, e tra queste ci mettiamo di diritto l'ostinata capacità di mettersi nei guai al solo scopo di vantarsi.
Nella stessa serie possiamo anche inserire la galanteria con l'altro sesso, a cui d'Artagnan è spinto, a conti fatti, dal generico desiderio di essere considerato un gran figo dal resto del mondo, suo vero obiettivo in tutto il romanzo.
E per raggiungere il suo obiettivo il nostro eroe non guarda proprio in faccia nessuno, come si evince dall'enumerazione delle sue vittime:

  • I moschettieri: da vera serva qual'è nell'intimo, d'Artagnan si fa raccontare i fattucci privati dei tre moschettieri, concedendosi una riflessione sull'uso migliore che ne può fare per i suoi piani ("Nei suoi progetti di futuri intrighi d'Artagnan, deciso com'era a fare dei suoi tre compagni gli strumenti della sua fortuna, non era dispiaciuto di riunire in anticipo nella sua mano i fili invisibili con cui contava di farli muovere")
  • Per assicurarsi la fedeltà del suo lacché non trova di meglio che riempirlo di legnate
  • Il povero conte di Wardes: il poveraccio viene malmenato da un D.A in fuga che, non contento di averlo ferito, lo denuncia alla prima autorità facendo ricadere su di lui i propri misfatti. Siccome il gioco gli piace, si spaccia per lui con la torbida Milady.
  • Milady, appunto: con lei prima finge di essere un altro, poi con un bel ribaltone le promette di uccidere Wardes pur di portarsela a letto. Ma naturalmente, decide di dirle la verità. Indovinate quando? Guarda un po', proprio il mattino dopo, che ottimo tempismo. E mica perché si fa degli scrupoli morali, noooo. Solo perché è un po' infastidito dal fatto che a lei lo consideri un cretino (donna sagace).
  • Ketty, la cameriera di Milady. Qui solo la citazione ci può salvare: "-Voi non mi amate!- esclamò Ketty(...) A questo rimprovero esiste una risposta sulla quale le donne si ingannano sempre; d'Artagnan rispose in modo che Ketty rimanesse del tutto in errore". Dobbiamo dire altro?
  • Infine, Constance Bonacieux. Una povera cretina a cui si può rimproverare solo l'ingenuità e l'ostinazione a star dietro il cialtrone. La poveretta viene rapita ripetutamente, maltrattata, e tranquillamente dimenticata da D.A. Oh certo, lui la ama tanto e vorrebbe salvarla, ma visto che non la trova (e non è che si sia sbattuto più di tanto per farlo), si butta su Milady.
    E ci viene pure a raccontare che lo fa per lei...capolavoro del cialtronismo!

Potremmo andare avanti per ore e ore, citando gli episodi da cui emerge la pochezza di quest'uomo, ma sarebbe troppo deprimente.


Care fanciulle, se volete consolarvi, non cercate lontano. Il bravo Dumas ci serve una figura di Uomo come si deve, il favoloso Athos.
Perché Dumas lo sa che a voi piacciono i tipini ombrosi e inquieti dal passato tormentato. Eccotelo lì, dramma e passione.
Athos mica uccide per calcolo, Athos colpisce accecato dall'amore tradito!
Guardiamo poi come si comporta con gli altri: un esempio di virtù e dignità. Ascolta i problemi altrui ma si fa i fatti suoi, quando si tratta di tirarsi fuori dai guai è l'unico che escogita soluzioni plausibili, quando c'è da parlare con le autorità lo mandano sempre avanti perché ci sa fare, se ha due soldi in tasca li da agli amici.
E soprattutto è l'unico di tutta la storia a non gravare economicamente sulla sua donna (se si eccettua l'anello di Milady che però era della sua mamma).

Dumas continua a ripeterci che a quei tempi si usava così, ma questi tizi passano il tempo a escogitare modi per farsi mantenere da una donna a caso!!!

Morale della favola: se proprio dovete dar via i vostri gioielli, badate almeno che a raccorglieli ci sia un Athos e non un d'Artagnan

4 commenti:

Anonimo ha detto...

il problema, carissima Adele, è che pare ci siano in giro una quantità spropositata di D.A. (cammuffati da Athos!) e ben pochi Athos veri e genuini!!!
e parlo per esperienza personale!!! :( ;-)

Anonimo ha detto...

Cara Adele credo che tu non sia riuscita a capire fino in fondo nessuno dei personaggi del romanzo anzi del grande romanzo di Dumas; definisci D'Artagnan un "cialtrone" e quasi sembra tu abbia un'ammirazione per Milady forse non lo hai letto bene o pensi che chi legge la tua "critica" non abbia letto il romanzo, forse ti sono sfuggite tutte le innumerevoli cose terribili che ha fatto Milady cominciando proprio dal tuo caro amico Athos che per altro forse è l'unica persona che tu abbia capito veramente, il romanzo è molto più profondo di quanto tu voglia far credere forse a qualcuno che non lo ha letto. Ti consiglio di rileggerlo e di cercare di andare oltre l'apparenza e di guardare un po' più a fondo ti assicuro che vedrai cose che sicuramente ti sono sfuggite; tu scambi l'esuberanza di un ragazzo orgoglioso e fiero di essere Guascone con la voglia di essere "figo" dici che abbondona la donna che ama per buttarsi nel letto di Milady non considerando affatto che siamo in un'epoca dove non esiste il telefono la macchina, l'aereo e i tempi per risolvere anche il più piccolo problema sono molto più lunghi, non sei riuscita a capire che per quanto inesperto e giovane D'Artagnan possiede un'astuzia riconosciuta anche da un'uomo con l'esperienza di Athos tanto da delegare a lui anche più volte la strategia per risolvere le loro missioni e potrei continuare ancora ma forse è meglio che tu lo scopra o lo riscopra da sola magari rileggendolo. Stiamo parlando di Dumas non di topolino e un romanzo di settecento pagine secondo me va letto almeno due volte per riuscire a capirne il significato e quello che ha voluto dire l'autore, un consiglio niente di più, un saluto

Sdrucciola ha detto...

Ehm mi sembra quasi superfluo doverlo precisare, ma QUI SI SCHERZA.

Però è bello vedere un commento su questo blog che non aggiorno da tempo, grazie!

Anonimo ha detto...

Ciao, scusami allora non avevo capito, sono capitata sul blog per caso perchè stavo facendo una ricerca più approfondita su D'Artagnan così mi sono ritrovata a leggere questo tuo scritto ma non ho letto altro forse avrei capito che stavi scherzando ...come vedi c'è chi "predica bene e razzola male" questa volta sono stata io "superficiale".....;) ciao Francesca